L'organizzazione Internet sans Frontières ha denunciato la chiusura, tra il 16 ed il 18 febbraio, di cinque account twitter colpevoli di aver parodiato la campagna elettorale del presidente uscente. Questa volta non è un brand che scivola sulla buccia di banana ma un politico. Sarkozy, infatti, ignora alla grande i sondaggi che lo danno in costante calo di consensi a causa delle impopolari scelte politiche adottate per contrastare la crisi e, convinto di intercettare nuovi consensi, presta il fianco sui social media.
Ma Twitter, non solo non elargisce consensi, anzi...
Intanto la polemica esplode su Twitter e l'hashtag #Sarkocensure raggiunge la vetta dei Tweet Trends francesi.
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Se l'obbiettivo del marketing è quello di vendere un prodotto, la prerogativa del marketing politico è quello di far eleggere un candidato. La decisione di un politico di esporsi sui social media deve essere preceduta da un'attenta analisi costi-benefici. Abbiamo capito che l'agevolare il dialogo, il promuovere la manifestazione di sentimenti, facilitare l'incontro con i propri sostenitori ecc. sono solo una possibilità e non una conseguenza dell'essere presente sui social media. La validità del prodotto, che nel caso specifico è il politico-candidato, qualificherà sempre, in positivo o in negativo, qualsiasi comunicazione sotto forma di dialogo.
Mi chiedo se l'agenzia che ha consigliato il presidente Sarkozy abbia agito con leggerezza non considerando gli effetti collaterali prodotti dalla ormai sempre più incrinata reputazione del presidente Sarkozy.
La censura degli account su Twitter è da ritenersi comunque un atto grave che dovrebbe farci riflettere.
E tu...che ne pensi? Il tuo commento è sempre il benvenuto.
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