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20130424

Big Data ed il "buon senso dell'uomo di marketing"


Un tweet e un robot sono stati i responsabili del Flash Crash avvenuto ieri alla borsa di New York. Sembra che qualcuno abbia hackerato il profilo dell'agenzia stampa Associated Press e abbia tweettato una breaking news a dir poco allarmante. Quello che è successo subito dopo è stato un crollo seppur temporaneo (flash) delle quotazioni in borsa. Nessuna dichiarazione è stata rilasciata dal portavoce della Securities and Exchange Commission e qualcuno sospetta anche un coinvolgimento della Syrian Electronic Army.
Per chi non li conoscesse già gli High-Frequency Trading (HFT) sono dei sofisticati software che negoziano autonomamente sui mercati finanziari utilizzando complessi algoritmi matematici. Pensate che le transazioni eseguite possono durare pochissimo anche frazioni di secondo lucrando anche pochi centesimi. Ovviamente i volumi prodotti sono altissimi e possono arrivare fino al 70% del totale delle negoziazioni; in Italia la Consob ha stimato che gli scambi generati su Borsa Italiana raggiungono fino al 20%. Se avete letto L'indice della Paura di Robert Harris sapete perfettamente di cosa sto parlando. 

I software, che monitorano costantemente la rete acquisendo informazioni che utilizzano per prevedere i movimenti dei mercati, hanno intercettato il tweet che comunicava l'esplosione di una bomba alla Casa Bianca e il ferimento del presidente Barack Obama generando, in base alle proprie istruzioni, righe di comando che hanno provocato copiose vendite sui mercati. Purtroppo gli HFT non capendo che il tweet era un fake hanno preso la decisione sbagliata.

Ora, i temi sono principalmente due: uno finanziario (che non tratto) e uno relativo ai social media ed ai big data ovvero la capacità dei social media di produrre/influenzare l'informazione e i processi di analisi di petabyte di social data generati da una moltitudine di fonti.
Se sminuiamo a scopo di puro esercizio il ruolo degli HFT relegandoli a semplici programmi di monitoraggio della rete, possiamo evidenziare come alla luce dei fatti la loro capacità di analisi ed interpretazione abbia dei limiti e possa generare errori e/o distorsioni informative.

Torniamo al marketing. Sappiamo che il vantaggio competitivo che le aziende ricavano dal trattamento dei Big Data è considerevole e intuiamo che col passare del tempo rappresenterà per esse un valore commerciale irrinunciabile. Sappiamo anche come le aziende di settore siano impegnate ad ideare algoritmi sempre più complicati con il duplice obiettivo da una parte di sopperire ai limiti umani di elaborazione di grandi moli di dati e dall'altra di isolare solo quelle informazioni rilevanti a supportare i processi decisionali interni.
Alla luce dei fatti, sono sempre più convinto che una delle grandi sfide dell'industria dei dati sarà quella di "impregnare" i processi di elaborazione e le analisi di quel "buon senso dell'uomo di marketing" che spesso i ricercatori tendono a relegare in secondo piano forti delle loro regole matematiche convinti che queste siano sufficienti a trasformare click e like in moneta sonante. Sono sicuro che il buon senso salverà l'uomo di marketing da una manciata di tweet sconsiderati e porterà vantaggi anche in termini di scelte corrette.
E voi che ne pensate?
La tecnologia riuscirà a rendere le conversazioni tra aziende e consumatori (ma non solo) più facili e umane o ridurrà nuovamente i mercati a segmenti demografici e cluster di vario tipo? 

Ah... dimenticavo una nota di colore, il profilo Twitter di AP CorpComm è un profilo verificato: se non sapete cosa significa "Verificato" andate a leggere il post precedente Twitter: ecco come mi certifico l'account, più o meno.


20130418

Twitter: ecco come mi certifico l'account, più o meno


Se volete un blue badge affianco al vostro nome sul profilo Twitter, bè non chiedetelo perchè la vostra richiesta sarebbe ignorata: parola di Twitter. Infatti, a meno che non siate @BarackObama o i @Coldplay non potete chiedere la verifica del vostro account. 

Dal 2009 l'intento di Twitter è quello di garantire l'autenticità di un profilo e di conseguenza la comunicazione che da esso origina. Quindi da una parte si prova a risolvere il problema dei furti d'identità da un'altra si tutela l'esperienza di utilizzo della piattaforma di microblogging da parte degli utenti.

Non vorrei deludervi ma la verifica del profilo è destinata solo a quegli account molto seguiti nell'ambito dello spettacolo, della politica, del business ed in generale a tutti i profili ad alto rischio di usurpazione dell'identità. Se Twitter vi reputa meritevoli del suo checkmate vi inviterà a partecipare al processo di verifica. In realtà il criterio utilizzato da Twitter per includervi nella lista degli account da verificare sembra essere un mistero (per la cronaca il numero di follower posseduti è irrilevante). Nel suo post @gusworldau, giornalista australiano esperto di tecnologia e media, spiega come è stato contattato da twitter ed illustra i vari step del processo di verifica.

Se anche il vostro profilo soddisfa i criteri di autenticità ma Twitter non vi ha contattato non preoccupatevi, sedetevi sulla riva del fiume in attesa di essere chiamati.

Ovviamente se un account non è verificato non significa che sia falso: ma come faccio a capirlo? Il modo migliore per verificare l'autenticità di un profilo è recarsi sul sito ufficiale o un latro account pubblico (Facebook, Youtube ecc) e linkarsi al suo profilo twitter utilizzando il follow button.

Centro Assitenza Twitter- FAQ: Account Verificati

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