Leggendo i tweet di alcuni marchi ti domandi spesso perché certe aziende si forzino ad essere presenti su Twitter. Finora il richiamo delle sirene è stato irresistibile, ma che tipo di benefici reali hanno portato a casa i brand dal loro sbarco sui social media? Bramose come sono di convertire la loro pessima comunicazione in denaro sonante si affidano meccanicamente ai precetti dettati da una letteratura parziale, incompleta per definizione a causa di una materia in continuo divenire, ancora alla ricerca di un framework che racchiuda metodologie dal sicuro successo, metriche efficaci, ecc.
Cifre a nove zeri celebrano la potenza dei social media, i media mainstream diffondono la novella off-line, infografiche psichedeliche seducono i più conservatori, le poche grandi storie di trionfo vengono mentalmente incorniciate e assurte a obbiettivo finale di business di ogni tipo. Il risultato però è che, nella gran parte dei casi, la presenza sui social media si traduce in una forma di pubblicità a supporto di quella più tradizionale, niente di più e niente di meno. Ma solo chi ha realmente compreso essenza e profondità del cambiamento (pochi) ha gustato i frutti saporiti della new-era nella comunicazione digitale.