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20140313

Social Media Timing: quando è meglio conversare


Mettiamo che abbiate scelto la vostra piattaforma social e avete ben chiaro cosa dire e a chi. A questo punto non rimane che rispondere alla domanda: quando è meglio pubblicare i propri aggiornamenti?

Sappiate che non vi salverà una risposta secca ma in questo caso può venirvi in aiuto un modus operandi, ma ci torneremo alla fine.

L'infografica elaborata da Argyl Social mostra alcuni dati di sicuro interesse per aumentare la performance delle nostre conversazioni su Facebook e Twitter. Le tendenze aggregate sono il risultato di un'osservazione condotta su un segmento di clienti che ha generato 250k post e 5M di click.

Quello che emerge era prevedibile, molti marketers conversano con i loro target (brutto termine ma tant'è) quando sono in ufficio; ma mentre loro sono seduti sulle loro poltrone di pelle (magari) chi li ascolta dall'altra parte del monitor?

Le risposte sono diversissime ma l'infografica ci viene incontro dividendo la comunicazione in quella BtoB ed in quella BtoC. Sorpresa? Non proprio perchè ovviamente l'efficacia delle nostre comunicazioni (misurata in termini di engagement) varia a seconda delle abitudini di chi ci ascolta (o vorremmo lo facesse).

Il nocciolo della questione è che sono proprio le abitudini di utilizzo dei social che vanno individuate, osservate, studiate per ogni singolo target obiettivo.

20140110

Social Media: presenza strategica e cambiamento indotto


Avere un proprio angolino nel mondo dei social è semplice. Ma arredare il proprio spazio con "gusto" è cosa ben più complessa. Della serie esserci è una cosa, saperci stare con tutti i crismi digitali un’altra. Esistono realtà che per loro natura si adattano meglio all’ambiente 2.0 pensate per esempio ai siti di e-commerce, ai brand hi-tech… Molti marchi costruiscono abilmente, passo dopo passo, strategie social efficaci riuscendo ad instaurare conversazioni e relazioni con gli utenti. Molte realtà nel contempo faticano, stentano, falliscono e qualche volta battono in ritirata. I motivi possono essere diversi e vanno, ad esempio, da un’idea di business poco adattabile alle nuove forme di comunicazione, passando per quelle realtà che commerciano in prodotti destinati a target meno “informatizzati”, per finire con chi sui social proprio non avrebbe diciamo "interesse" a starci ma la moda... ma questo sarebbe un altro post. 

La buona notizia è: niente paura! perchè se vogliamo possiamo cambiare, adattarci, migliorare in un’ottica puramente lamarkiana, per chi mastica un po’ di teoria dell’evoluzione. 

Ciò che spesso viene trascurato prima di salire su una piattaforma è con quanta forza i social media tendono a stimolare il cambiamento in pressochè ogni dipartimento interno all’azienda. 

E' proprio quell’aspetto neo-mediale che dà valore ed efficacia alla presenza del marchio sui SM che è in grado di influenzare e persino guidare l’innovazione nella comunicazione verso l'esterno.
Questo cambiamento, quando viene auspicato nella sua necessità e preseguito nel concreto, aiuta un’impresa a crescere nella misura in cui costringe a ripensare il proprio rapporto con gli stakeholder e a riconoscere un ruolo più attivo ai propri clienti nella costruzione della brand equity. Cambiare si può, cambiare si deve. E’ sempre stato e sempre sarà così da che mondo è mondo, pena la fine dell’Impresa per sopravvenuta incapacità di cogliere… il cambiamento. 

Chi cambia, perchè, in che modo? Se avete esperienze da condividere, testimonianze di innovazioni entusiastiche nei processi, reticenze incomprensibili che inducono a risultati "social" sconfortanti ecc. raccontatelo. 
Condividere le proprie esperienze, condividere le proprie riflessioni è ricchezza per tutti.
Alla prossima!



20130801

Come promuovere un film sui Social Media























La voglia di guardare un film nasce prima di andare al cinema ed è per questo che una buona promozione è indispensabile per riempire le sale e far levitare gli incassi ai botteghini.

Ma nell’era dei social media come possiamo promuovere in maniera efficace un film?

Cominciamo col dire che qualsiasi strategia passa per uno studio meticoloso dello scenario di mercato. Il prodotto filmico non prescinde infatti dai meccanismi di mercato che regolano la vita di qualsiasi altro prodotto.

Sarà necessario quindi capire quali saranno i titoli che usciranno nelle sale contemporaneamente al vostro prodotto. Una concorrenza alta in termini di qualità o di qualsiasi altro fattore in grado di dirottare più gente verso altri titoli aiuterà ad individuare tattiche più idonee di comunicazione.

Studiate accuratamente il plot del film. Individuate le tematiche portanti e quelle secondarie. Studiate i personaggi, le relazioni tra essi, la loro psicologia e magari aiutatevi con un’analisi swot. Tutto quello che scoprirete vi servirà per la content curation e per molte altre cose.

I vostri obiettivi principali saranno:
  • Aumentare la Film Awarness,
  • Innescare l’interesse per il film, creare suggestioni intorno alla sua storia, ai suoi personaggi…
  • Creare un’audience, una comunità di potenziali futuri acquirenti di biglietto e sgranocchiatori di pop-corn,
  • Costruire un archivio di materiali disponibile online per gli utenti cinefili, la stampa specializzata e per future promozioni.

Individuate la base che darà vita alla vostra futura comunità social. Scovate se esistono fanclub degli attori e stabilite un contatto con loro. Monitorate le conversazioni online. Rimediate un elenco dettagliato dell’intero cast tecnico e coinvolgetelo nelle discussioni intorno al film, fate sentire importanti le persone che hanno contribuito alla realizzazione del film con contenuti dedicati: girare un film può essere molto faticoso, vedrete che con le giuste leve questi professionisti saranno degli ottimi tamburi per i vostri messaggi ed eccellenti procacciatori di spettatori.

Non esagerate col numero di profili social. Individuate ed utilizzate solo le piattaforme più idonee per la vostra promozione. Ogni social network è un ambiente con proprie regole, declinate la vostra comunicazione per ognuno di esso. Schedulate il life streaming, sarà una salvezza a ridosso dell’uscita nelle sale quando la mole di lavoro esploderà nelle vostre mani. Postate contenuti di qualità, in grado di emozionare in primis i fan e loro penseranno al resto.

Sembra banale ma quando personalizzate le vostre url sul sito del film, sul vostro profilo Facebook, Twitter… quando create gli hashtag ufficiali... siate coerenti e il più possibile uniformi, ne beneficierà la vostra comunicazione ed il posizionamento sui motori di ricerca. E parlando di seo, non diventate matti! Il vostro lavoro unitamente a quello di un buon ufficio stampa sarà sufficiente. Gli utenti non cercano un film da andare a vedere ma un titolo preciso. Il problema del posizionamento riguarda principalmente il business del merchandising legato alle grandi produzioni.

Integrate e create sinergie tra comunicazone on e offline, tra pubblicità a pagamento e social media: ricodatevi che l’efficacia di una comunicazione è di gran lunga superiore se i media convergono.

Fatevi amico l’ufficio stampa, il vostro lavoro dovrà essere coordinato in occasione di particolari momenti. Siate pronti infatti a sfrutttare il picco di notorietà creato dall’ondata di conferenze stampa, proiezioni riservate, feste ed eventi organizzati a ridosso dell’uscita nelle sale.

Misurate, misurate, misurate. Individuate quali sono i contenuti migliori in termini di engagement, rispondete ai commenti, rispondete all’entusiasmo con altrettanto entusiasmo (siate umani e non dei post dispenser)… Engage, engage, engage! La vostra non sarà un’interazione di lungo periodo bensì molto breve e terminerà verosimilmente qualche settimana dopo l’uscita.

Individuate sin dal principio un team che vi supporterà nel vostro lavoro: creativi, addetti stampa, tecnici post-produzione, ufficio commerciale, attori,.... Non necessariamente saranno persone che capiranno principi e dinamiche del social media marketing: ispiratele, coinvolgetele e nutrite la vostra creatività anche con il loro estro professionale.
Ricordatevi che state contribuendo a far crescere un evento, che avete a che fare con persone e che possibilmente dovete divertirvi!


Buon lavoro!

20130717

J.K.Rowling ci ricorda cos'è la brand equity



Sono sicuro che i futuri corsi di marketing, quando tratteranno di Brand Equity, potranno contare su una nuova case history dal singolare nome: The Cuckoo's Calling.

Per chi non lo sapesse The Cuckoo's Calling è l'ultimo libro di J.K.Rowling pubblicato sotto lo pseudonimo di Robert Galbraith.

La scorsa primavera il romanzo ha esordito sul mercato senza il successo di vendite che qualcuno auspicava. Nemmeno recensioni entusiastiche e feedback amazoniani a cinque stelle son stati sufficienti a dare il giusto impulso alle modestissime vendite iniziali.

Qualche giorno fa ecco il colpo di scena, la Rowling non se la tiene e dichiara:
“Being Robert Galbraith has been such a liberating experience,” dice la Rowling “It has been wonderful to publish without hype or expectation, and pure pleasure to get feedback under a different name.”
Da allora le vendite su Amazon hanno registrato un aumento del 500.000%!! 

Non male, vero? E tutto grazie al valore del brand della J.K.Rowling...
#Wow ;)

20130603

Enel scimmiotta i Social Media per #Spenderemeno


L'ultima campagna di Enel Energia è un esempio chiaro di cosa accade quando si prova a ridurre ed adattare logiche e dinamiche che sono prerogativa dei Social Media ai canoni dell'advertising classico.

Ovviamente il mio è un punto di vista prettamente social. E visto che oltre a manifesti, spot e altro c'è di mezzo un bel #spenderemeno prendiamoci pure la briga di dissertare un po' come viene e vediamo che esce fuori.

Quando si atterra con il proprio brand nel fantastico mondo dei social quello che facciamo è meritare la Fiducia dei nostri clienti e non Vendere prodotti o servizi tout court altrimenti... bè l'esperienza ci insegna che il più delle volte il gioco non vale la candela.

Gli Utenti sui social.. porc... ci sono caduto di nuovo! ... le Persone sui social non credono più alle balle e la notizia meravigliosa, che tutte le aziende "spara balle" dovrebbero afferrare una volta per tutte, è che oggi, nella migliore delle ipotesi, queste persone ti rispondono che stai dicendo delle balle.

Markets Are Conversations!

Un'altra notizia per il marketing di Enel è che le conversazioni tra persone sono vere ed è per questo che sui social gli slogan freddi e vuoti, di solito quelli approvati dai responsabili marketing e comunicazione per intenderci, vengono smascherati e derisi. 

E allora come la mettiamo con 
@60_erica e @71_lorenzo i fantomatici autori dei tweet sui manifesti?
Ahahahah... grasse risate!

A voler pensar male viene in mente che forse,  un po' incapaci di comunicare secondo dinamiche che appartengono ai nuovi media sociali, si sia scelta una scorciatoia molto impervia e rischiosa: quella di estorcere le qualità più virtuose delle conversazioni che animano gli ambienti social nel tentativo di abbellire la propria comunicazione (tradizionale e unidirezionale) con un'aura di sincerità, trasparenza, condivisione,... e chi più ne ha più ne metta. 
Mi chiedo a chi si sia accesa prima la  lampadina, se a quelli di Enel o a quelli Saatchi&Saatchi che hanno curato la campagna.

Si ma gli effetti collaterali?

Bè mentre scrivo questo post, su Twitter @Enelsharing continua nel suo incessante e noioso monologo fatto di consigli per #spenderemeno; qualcun altro cerca disperatamente di mettersi in contatto con Erica e Lorenzo; altri si sganasciano dalle risate e @Greenpeace_ITA (ringraziando per l'assist) approfitta per attaccare duramente la campagna #spenderemeno con tweet puntualmente ignorati da Enel ma non certo da tanti utenti che leggono e retweettano a volontà.


Vi chiedete dove si andrà a finire con questa storia dei Social Media? Mi han detto di un bravo cartomante a Roma vicino a galleria Sordi, forse lui potrebbe darci una risposta. 

Una cosa è certa il futuro dei social dipenderà molto da quello che decideremo di fare con loro. Accoglieremo il cambiamento nel modo di comunicare con i consumatori od opporremo ad esso i nostri modelli obsoleti di marketing comunication? 

In ogni caso sappiate che nel marketing il vento del cambiamento soffia forte, molto forte... 
Ad Maiora!


Un saluto ad Erica e Lorenzo!!!


20130522

Toglieteci tutto ma non la NOSTRA Nutella

Ma quanta ne avremo mangiata di Nutella, eh? E si perchè ogni volta che a merenda c'era pane e Nutella eravamo i bambini più felici del mondo.
E oggi la famosa crema da spalmare è talmente gradita che il 5 febbraio di ogni anno si festeggia il World Nutella Day, un evento creato nel 2007 da Sara Rosso blogger americana che vive in Italia.

Che c'è allora di più dolce di un planetario incontro virtuale al grido di quanta è buona la Nutella? Niente se non fosse che un bel giorno i legali della Nutella con le mani ancora sporche di cioccolata inviano una lettera in cui diffidano Sara dall'utilizzare impropriamente il marchio.

Come dite? La Ferrero traeva un grande vantaggio da un evento di cotanta portata?
Sembra piuttosto evidente direi.

Comunque la povera Sara ci rimane male, visti anche i buoni rapporti con i suoi interlocutori alla Ferrero, e con rammarico ed un pizzico di rassegnazione scrive sul blog:
«Il 25 maggio 2013 oscurerò il sito della Giornata mondiale della Nutella, e ogni presenza sui social media (Facebook, Twitter) in conformità al decreto ingiuntivo ricevuto dagli avvocati che rappresentano Ferrero Spa (produttori della Nutella)»
Parole dure per i fan mondiali della dolce crema antidepressiva.
Ma si sa come sono i fan e si sa com'è la rete, no?
Così, posati i propri barattoli mezzi vuoti con sopra la foto della fetta farcita, i fan si sono armati di tastiera e giù pesante a sostenere la loro eroina contro le fredde e ciniche ragioni della Ferrero. Che volete con i sentimenti non si scherza. Su una delle pagine più frequentate di Facebook i commenti al vetriolo si sprecano così come in tutta la blogosfera.
Vi immaginate la scena alla Ferrero?
"Ehm... signore, abbiamo un problemino su internet: si ricorda della faccenda della Sara Rosso? Ecco, sembra che i fan non l'abbiano presa benissimo anzi sembrano leggermente incaxxati"
Alla Ferrero, anche se in zona Cesarini, alla fine se ne sono accorti e dopo essersi fatti due conti (chissà se all'inizio avevano giocato d'azzardo incrociando le dita sotto il tavolino) sono ricorsi ai ripari mettendoci una pezza all'ultimo minuto.



Ed ecco il lieto fine, dolce come la crema più amata al mondo.
Sembra che quelli della Ferrero si siano accordati con la nota blogger su varie quisquilie legali legate all'utilizzo del marchio. La Sara ha prontamente comunicato la cosa sul suo blog tranquillizzando i fan di tutto il mondo che hanno smesso di schiacciare tasti e hanno potuto riaffondare le dita nei loro barattoli di prelibata Nutella.

La morale dovremmo già conoscerla: 
oggi i consumatori (figuriamoci i fan) svolgono con le loro interazioni un ruolo di primissimo piano nel brand management aziendale riuscendo in certi casi ad influenzare finanche il valore economico che una marca è in grado di generare. In questo nuovo ecosistema socio-culturale scandito dai media sociali, il controllo dei brand non è più esclusiva prerogativa delle aziende che a suon di sonore mazzate riconoscono pian piano il ruolo sempre più strategico ai propri consumatori (alle interazioni sociali intorno al brand che da essi emanano) anche all'interno dei processi decisionali interni (fino al punto di riconsiderare quest'ultimi). 

Parafrasando un famoso film di Ridley Scott con il magnifico Russel Crowe direi... "Il web ha vinto".



20130518

Email & Social Media: un matrimonio perfetto?

Nell'era dei Social Media le email sono vive e continuano a detenere il primato delle conversioni. A ribadirlo è GetResponse società che, neanche a dirlo, fornisce soluzioni per un email marketing di successo.

Ma vediamo cosa evidenzia la consueta infografica confezionata e spedita nell'etere dall'agenzia.

Gli utenti che si scambiano quotidianamente email sono ben tre volte maggiori del numero di utenti che abitano Facebook e fin qui onestamente potevamo intuirlo.
Quello che è interessante è che quando email e social media si stringono la mano il risultato in termini di CTR (Click Trough Rate) migliora del 158%.

Dite quello che volete ma il fascino della condivisione è davvero irresistibile.

Una comunicazione via email ha in media un click trough rate del 2,4% ma se il marketer aggiunge qualche share button il tasso raggiunge il 6,2%. Wow!

E la voce deve essersi sparsa in giro visto che nel 2012 chi ha adottato questo espediente è stato il 29,4% (+61% rispetto all'anno precedente).


Oltre a illustrare evidenze empiriche e ragionevoli supposizioni, il report, scaricabile qui, dispensa utili consigli per rendere maggiormente efficace il connubio email-social media.


Vediamo insieme qualche tip:

1) Promuovete i vostri profili social facendo leva sul cosiddetto What's In For Me factor (WIIFM). Chiedere semplicemente di seguirci comincia a non bastare più ma con una reason why dovrebbe andare meglio.

2) A tutti ci piace condividere quando pensiamo che i nostri amici o follower apprezzeranno. Creiamo allora contenuti divertenti, offerte allettanti... insomma diamo un valido motivo per lo share.

3) A destra, in basso a sinistra... insomma queste icone dove le mettiamo?
Sembra che inserirle in alto sia più efficace (se lo dicono loro).

4) Non siate troppo timidi: se scrivete Follow Us piccolo piccolo chi volete che lo noti?!

5) Caspita, ma quanti profili avete? Sappiate che più ne mettete più renderete difficoltoso decidere quali seguire.

Prendete liberamente spunto allora e la prossima volta che progettate una dem o la newsletter mensile ricordate di inserire i button per lo share: risultati garantiti!

Dimenticavo:

6) Misurate i risultati dei vostri test, misurate, misurate!

Ad maiora.









20130424

Big Data ed il "buon senso dell'uomo di marketing"


Un tweet e un robot sono stati i responsabili del Flash Crash avvenuto ieri alla borsa di New York. Sembra che qualcuno abbia hackerato il profilo dell'agenzia stampa Associated Press e abbia tweettato una breaking news a dir poco allarmante. Quello che è successo subito dopo è stato un crollo seppur temporaneo (flash) delle quotazioni in borsa. Nessuna dichiarazione è stata rilasciata dal portavoce della Securities and Exchange Commission e qualcuno sospetta anche un coinvolgimento della Syrian Electronic Army.
Per chi non li conoscesse già gli High-Frequency Trading (HFT) sono dei sofisticati software che negoziano autonomamente sui mercati finanziari utilizzando complessi algoritmi matematici. Pensate che le transazioni eseguite possono durare pochissimo anche frazioni di secondo lucrando anche pochi centesimi. Ovviamente i volumi prodotti sono altissimi e possono arrivare fino al 70% del totale delle negoziazioni; in Italia la Consob ha stimato che gli scambi generati su Borsa Italiana raggiungono fino al 20%. Se avete letto L'indice della Paura di Robert Harris sapete perfettamente di cosa sto parlando. 

I software, che monitorano costantemente la rete acquisendo informazioni che utilizzano per prevedere i movimenti dei mercati, hanno intercettato il tweet che comunicava l'esplosione di una bomba alla Casa Bianca e il ferimento del presidente Barack Obama generando, in base alle proprie istruzioni, righe di comando che hanno provocato copiose vendite sui mercati. Purtroppo gli HFT non capendo che il tweet era un fake hanno preso la decisione sbagliata.

Ora, i temi sono principalmente due: uno finanziario (che non tratto) e uno relativo ai social media ed ai big data ovvero la capacità dei social media di produrre/influenzare l'informazione e i processi di analisi di petabyte di social data generati da una moltitudine di fonti.
Se sminuiamo a scopo di puro esercizio il ruolo degli HFT relegandoli a semplici programmi di monitoraggio della rete, possiamo evidenziare come alla luce dei fatti la loro capacità di analisi ed interpretazione abbia dei limiti e possa generare errori e/o distorsioni informative.

Torniamo al marketing. Sappiamo che il vantaggio competitivo che le aziende ricavano dal trattamento dei Big Data è considerevole e intuiamo che col passare del tempo rappresenterà per esse un valore commerciale irrinunciabile. Sappiamo anche come le aziende di settore siano impegnate ad ideare algoritmi sempre più complicati con il duplice obiettivo da una parte di sopperire ai limiti umani di elaborazione di grandi moli di dati e dall'altra di isolare solo quelle informazioni rilevanti a supportare i processi decisionali interni.
Alla luce dei fatti, sono sempre più convinto che una delle grandi sfide dell'industria dei dati sarà quella di "impregnare" i processi di elaborazione e le analisi di quel "buon senso dell'uomo di marketing" che spesso i ricercatori tendono a relegare in secondo piano forti delle loro regole matematiche convinti che queste siano sufficienti a trasformare click e like in moneta sonante. Sono sicuro che il buon senso salverà l'uomo di marketing da una manciata di tweet sconsiderati e porterà vantaggi anche in termini di scelte corrette.
E voi che ne pensate?
La tecnologia riuscirà a rendere le conversazioni tra aziende e consumatori (ma non solo) più facili e umane o ridurrà nuovamente i mercati a segmenti demografici e cluster di vario tipo? 

Ah... dimenticavo una nota di colore, il profilo Twitter di AP CorpComm è un profilo verificato: se non sapete cosa significa "Verificato" andate a leggere il post precedente Twitter: ecco come mi certifico l'account, più o meno.


20130418

Twitter: ecco come mi certifico l'account, più o meno


Se volete un blue badge affianco al vostro nome sul profilo Twitter, bè non chiedetelo perchè la vostra richiesta sarebbe ignorata: parola di Twitter. Infatti, a meno che non siate @BarackObama o i @Coldplay non potete chiedere la verifica del vostro account. 

Dal 2009 l'intento di Twitter è quello di garantire l'autenticità di un profilo e di conseguenza la comunicazione che da esso origina. Quindi da una parte si prova a risolvere il problema dei furti d'identità da un'altra si tutela l'esperienza di utilizzo della piattaforma di microblogging da parte degli utenti.

Non vorrei deludervi ma la verifica del profilo è destinata solo a quegli account molto seguiti nell'ambito dello spettacolo, della politica, del business ed in generale a tutti i profili ad alto rischio di usurpazione dell'identità. Se Twitter vi reputa meritevoli del suo checkmate vi inviterà a partecipare al processo di verifica. In realtà il criterio utilizzato da Twitter per includervi nella lista degli account da verificare sembra essere un mistero (per la cronaca il numero di follower posseduti è irrilevante). Nel suo post @gusworldau, giornalista australiano esperto di tecnologia e media, spiega come è stato contattato da twitter ed illustra i vari step del processo di verifica.

Se anche il vostro profilo soddisfa i criteri di autenticità ma Twitter non vi ha contattato non preoccupatevi, sedetevi sulla riva del fiume in attesa di essere chiamati.

Ovviamente se un account non è verificato non significa che sia falso: ma come faccio a capirlo? Il modo migliore per verificare l'autenticità di un profilo è recarsi sul sito ufficiale o un latro account pubblico (Facebook, Youtube ecc) e linkarsi al suo profilo twitter utilizzando il follow button.

Centro Assitenza Twitter- FAQ: Account Verificati

20120913

Ecco l'iPhone 5. Ma chi dice wow?


L'attesa è quella che solo l'uscita dell'ultimo gadget della Apple sa creare. Da Cupertino sono stati ben attenti a non lasciar trapelare alcun indizio, ma il mistero ha fomentato voci e rumors provenienti dagli angoli più vari del pianeta mediatico, in una finzione che ha alimentato ipotesi e aspettative, illuminando un mito già splendente di luce propria.
12 settembre 2012. Alle prime luci dell'alba, lo Yerba Buena Center di San Francisco è pronto per ospitare il Keynote di Apple. L'attesa è finita. Qualcuno pensa alla faccia che avrebbe avuto Steve Jobs con il nuovo gioiellino in mano; al suo posto c'è Tim Cook nuovo numero uno di Apple che inizia il suo intervento sfoggiando dati su vendite, market share... numeri da far girar la testa. Sul palco le cravatte sono bandite da un po', le camice sono fuori dai pantaloni, tutto è stilosamente informale, il proscenio è privo di orpelli quasi a voler evitare che occhi e commenti si distraggano anche solo un istante da ciò che è tutto fuorché superfluo, ovvero quella tecnologia che Apple ha asservito all'idea, al sogno, al mito.

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